♟️ ┆ 𝓐𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 𝓓𝐄 𝓜𝐀𝐑𝐓𝐄𝐋

· ˚ 𝓦e both know i can rip you to 𝘀𝗵𝗿𝗲𝗱𝘀 and do my nails at the same time · ˚ ◟✠ 𝕾urvivor

Le origini di Auris Starlight risalgono a millenni remoti, quando il cosmo, le stelle e l'universo infinito erano le uniche manifestazioni del creato. In quell'era primordiale, prima che l'idea di creature fragili e temporali come gli esseri mortali prendesse forma sulla Terra, Dio diede vita ai primi esseri la cui natura scaturiva dall'universo stesso: stelle viventi, la cui luce nasceva con loro. Tra questi primi esseri vi erano Auris, Fideles Adeste e Freya Asher, protetta di uno dei portatori delle Virtù, nata pochi mesi dopo Lucifero e Michael. Auris, Fideles e Freya avevano solo qualche settimana in più rispetto a colui che sarebbe presto diventato il pilastro del Paradiso e il braccio destro predestinato da Dio: Michael.

Auris e Fideles intrapresero una relazione amorosa, un legame che costò ad Auris il suo posto in Paradiso, al fianco degli arcani, gli angeli più antichi. Durante la nomina degli arcangeli, il nome di Fideles non fu tra quelli selezionati, scatenando la sua indignazione e frustrazione, che riversò su Auris. In quel periodo, Lucifero deteneva ancora il suo posto tra i fratelli, l'Eden non era ancora stato concepito e Roo non aveva ancora ricevuto il sigillo della mela. Erano in corso le "missioni" angeliche per contrastare la crescente influenza del male nel cosmo.

Spinta dal desiderio di aiutare l'amato e convinta dei suoi valori, Auris compì un tradimento ai danni di Freya Asher, custode della volontà e della forza spirituale, figura guida delle squadriglie celesti durante le missioni e insegnante del futuro Arcangelo della Morte, Azrael. Durante una di queste missioni, a causa di un errore logistico, Freya fu costretta a ordinare la ritirata. L'aggravante era la presenza, nella squadra, del giovane Azrael, la cui custodia gravava sulle spalle del capitano. Il compito di Auris era monitorare la situazione e chiamare i rinforzi in caso di inferiorità numerica della squadriglia, oltre a permettere il ritorno degli angeli in Paradiso. Tuttavia, alla richiesta di supporto e ritirata degli angeli superstiti, Auris non diede avviso ai rinforzi e non aprì il varco temporale per il Paradiso, condannandoli a una fine tragica. La sua condanna fu quella di essere un'anima errante, maledetta a vagabondare senza trovare rifugio in alcun luogo, anche perché all'epoca non esisteva nulla al di fuori dell'universo; la Terra e i pianeti non erano stati creati.

Nella sua incessante ricerca di un rifugio per la sua anima tormentata, tre anni dopo, Auris trovò un luogo sulla Terra, dove iniziò a vivere confondendosi tra gli umani. Qui, assorbì i loro vizi, la rabbia, la lussuria e la follia, sviluppando l'istinto di sopravvivenza e la capacita’ di adattarsi tra gli umani senza essere scoperta
Nel 1929, durante il ballo dei fondatori, Auris incrociò lo sguardo di Alastor Hartfelt, presentandosi con il nome di Aurora de Martel. Celò la sua vera identità, dichiarando di provenire da un luogo ignoto e lasciando dietro di sé una scia di misteri irrisolti. Quella sera, nonostante fosse corteggiata da molti uomini, Auris rimase affascinata da Alastor e gli chiese di ballare.
Era una donna di rara eleganza, avvolta in abiti d'epoca che sembravano provenire direttamente dal XIX secolo. I suoi capelli castano scuro erano raccolti in uno chignon basso, con ciocche ondeggianti che le incorniciavano il viso dai lineamenti delicati. Gli occhi marroni, profondi e penetranti, sembravano scrutare l'anima di chiunque osasse incrociarli. Un cappellino dal fascino antico completava il suo aspetto, come se fosse giunta da un'altra epoca, un'eco di un viaggio nel tempo. Il corsetto stringeva la sua figura, esaltandone le forme sinuose, e riprendeva la tonalità scura dei suoi vestiti. Ciò che colpì Alastor fu la sua aura enigmatica e ammaliante: un connubio di sofisticatezza e un'ombra indefinibile che danzava nei suoi occhi, un richiamo irresistibile a conoscerla più a fondo.

irresistibile a conoscerla più a fondo.
Fu l'inizio di un corteggiamento intenso e senza riserve. Alastor inondò Aurora di attenzioni, omaggiandola con rose fresche a ogni loro incontro. La accompagnava a teatro, al cinema, a vibranti concerti jazz, sempre con la sua generosità. Ogni volta che la veniva a prendere con una delle sue auto d'epoca, le apriva galantemente la portiera, presentandosi puntuale come un orologio svizzero. Le mostrò i suoi luoghi del cuore a New Orleans, condividendo momenti unici e spontanei, come allegre incursioni culinarie tra risate e la creazione di bignè guarniti con fragole succose. La invitò persino nel suo studio radiofonico, dove le leggeva i suoi scritti meno perfetti e intratteneva lunghe conversazioni tra una trasmissione e l'altra, durante le brevi pause tra la stesura dei copioni.
In quei frammenti di quotidianità condivisa, Alastor comprese di essersi innamorato profondamente. Non si trattava di una semplice infatuazione o di un'attrazione fisica passeggera, ma di un sentimento genuino e totalizzante. I due continuarono a frequentarsi, trascorrendo notti insieme e scambiandosi baci rubati nel calore accogliente della cucina. Dopo un periodo di intensa frequentazione, ufficializzeranno la loro relazione e si trasferirono in uno degli appartamenti al civico 837 di Royal Street, nel cuore del Quartiere Francese, dove le loro notti si susseguono protette dalla discrezione delle finestre chiuse, mantenendo la loro intimità tra le lenzuola del loro nido d'amore.

Ma un giorno, Aurora fece una scoperta che avrebbe cambiato tutto: era incinta. Purtroppo, la vita di Alastor prese una svolta tragica. Il 1° maggio 1933, fu brutalmente ucciso e divorato dai cani dei cacciatori. Così morì e si ritrovò nell'Inferno, nel girone dell'Orgoglio. Fu lì che iniziò la sua trasformazione nel temuto Demone della Radio, uno degli Overlord più potenti di Pentagram City. In quel periodo, scoprì anche la vera natura di Aurora: era un angelo. Proprio in quel momento, lei gli rivela della gravidanza.
Auris sviluppò per Alastor un'ossessione totalizzante, un vortice di desiderio e tormento che sembrava inghiottire entrambi. La sua fame non era solo carnale: era un'energia oscura, primordiale, che la spingeva a reclamare Alastor con una voracità feroce, come se dominandolo potesse placare il vuoto senza fondo che lacerava la sua anima. Non si trattava solo di lussuria, ma di un bisogno perverso di possesso, un desiderio viscerale di controllarlo, di confondere i suoi pensieri e renderlo completamente dipendente da lei.Auris lo manipola con le armi che conosceva meglio: la seduzione, i baci avvolgenti, le carezze mirate, l'illusione dell'amore. Ogni bacio non era solo passione, ma uno strumento calcolato per distrarlo da ogni sospetto. Quando Alastor cominciava a farsi domande, quando una scintilla di dubbio attraversava il suo sguardo, lei lo baciava. Lenta, profonda, sensuale: era come una nebbia che gli offusca i pensieri e lo riportava tra le sue braccia.

La lussuria diventava così un modo per legarlo ancora più strettamente a sé, un collare invisibile ma impossibile da spezzare. Usava l'intimità per soggiogarlo emotivamente, per renderlo docile e vulnerabile. Nei momenti di passione più intensi, gli sussurrava parole dolci con voce suadente: «Tu sei l'unico... l'unico che io voglia. Nessuno mi conosce come te. Ti amo, Alastor... solo te.» Lui, completamente innamorato, cadeva ogni volta nella sua trappola. Lei sapeva esattamente dove toccarlo, quando guardarlo, cosa dire. Ogni complimento – «Sei affascinante... sei perfetto... sei la mia unica debolezza» – era studiato per farlo sentire speciale, amato, indispensabile.
In realtà, era solo un gioco sottile di potere. Ogni parola, ogni gesto, era dosato con cura per mantenere saldo il suo controllo. E fu proprio su quel terreno fertile di sentimenti autentici che Auris seminò i semi velenosi della manipolazione. Sfruttava la sincerità di Alastor per dominarlo con dolcezza malata, fingendo un amore che in realtà era un'arma affilata.
E così, notte dopo notte, giorno dopo giorno, il desiderio divenne una necessità insopprimibile. Il corpo esigeva il suo tributo, bramava il contatto, la carne, l'abbandono. Non c'era spazio per la dolcezza o per il rimorso: c'era solo il bisogno, crudo e ineluttabile, di perdersi e far perdere, di stringere e soffocare, di confondere il piacere con il dolore fino a non distinguere più dove finisse uno e iniziasse l'altro.
Lei usava anche le parole per stringere il cappio. «Shhh... rilassati, Alastor. Siamo solo noi due. In questo momento, nient'altro conta. Tutto il resto... sparisce. Sai quanto ti amo, vero? Solo te. Sempre te.» Quei sussurri lo facevano sentire desiderato, ma dentro di lui cresceva una sottile inquietudine. Ogni volta che cercava un chiarimento, ogni volta che si avvicinava troppo alla verità, Auris lo riportava indietro con un bacio lungo e profondo, con il corpo, con le promesse di notti che avrebbero cancellato ogni dubbio. E quando discutevano, bastava che lo stringesse, che lo seducesse, per spegnere ogni conflitto tra le lenzuola, nel piacere più sfrenato.
Alastor , non poteva fare altro che lasciarsi trascinare, consapevole che ogni notte con Auris lo consumava un po' di più. Ogni notte di intensa passione, sussurri lascivi, baci ardenti e momenti di intimità con lei lo prosciugavano progressivamente, come se gli venisse somministrata, attraverso un ago invisibile, una dose quotidiana di verbena (*) che si insinuava nelle sue vene, diffondendosi nel corpo e raggiungendo il cervello, rendendolo sempre più vulnerabile, simile a un vampiro le cui difese fossero state abbassate dal potere della pianta. Lei, continuava a cercare qualcosa che probabilmente non avrebbe mai trovato.

Il 2 agosto 1934, nacque Kalì, una Nefilim, frutto dell'unione tra un angelo, un umano e, in parte, un demone.
Alastor scoprì troppo tardi le vere intenzioni di Auris. L'uomo l'amava davvero, provava un sentimento tale da fare di tutto per quella donna.
Lei è maledetta, condannata a vagare senza meta, un'anima perduta in cerca di un luogo inesistente. La sua maledizione è l'impossibilità di trovare rifugio, un angolo da chiamare casa. Una condanna silenziosa, imposta dal destino, che le impedisce di legarsi a chiunque o a qualcosa. Nessun luogo sarà mai il suo porto sicuro, nessuna casa accoglierà la sua anima inquieta. Il concetto di "casa" le è estraneo, sfuggente come un sogno. La sua esistenza è un eterno vagabondare tra ombre e speranze spezzate. Ogni tentativo di fermarsi, di radicarsi, è vano: la sua natura la costringe ad andare via, a non trovare mai la pace desiderata. Una vita intera vissuta come un'ombra, mai abbastanza vicina alla luce per riscaldarsi, mai abbastanza lontana dalla tempesta per sentirsi al sicuro. La sua esistenza è un dolore costante, un'assenza incolmabile, una ferita incurabile. La maledizione della solitudine la definisce, e lei lo sa. Si muove nel mondo come una straniera, senza speranza di trovare un luogo dove fermarsi. Questa maledizione la costrinse ad abbandonare Alastor e Kalì e si riunì con Fideles, che non aveva smesso di cercarla da quando era stata condannata.

Auris è una donna che, nel corso dei suoi erranti viaggi, ha imparato due leggi imprescindibili: la necessità di proteggere sé stessa a ogni costo e la priorità della propria sopravvivenza sopra tutto e tutti. L’unico capace di incrinare questo suo codice implacabile è Fidelis, il suo unico, autentico amore.Questa spinta alla conservazione l’ha resa abile ad adattarsi alla realtà brutale di New Orleans, trasformandola in una donna scaltra, perfettamente in grado di modellarsi all’ambiente e sfruttarlo a proprio vantaggio. Auris manipola chi la circonda con naturalezza, senza remore, e taglia i legami non appena smettono di esserle utili.È un’esperta nel gioco della seduzione e del controllo: incanta, persuade, domina. Non chiede, non supplica: conquista con astuzia ciò che desidera. Al centro di tutto, però, rimane sempre lei. Perché Auris è, prima di ogni altra cosa, profondamente centrata su sé stessa.

MERLIN (SEVEN DEADLY SINS) - HELL'S VERSION

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